Investimenti

Il futuro del mercato della carne: come e perché cambierà

27 gennaio 2023

Il mercato della carne tradizionale

Il mercato della carne è una delle industrie più importanti e che più è cresciuta negli ultimi decenni. Si tratta di un settore molto ampio e diversificato che comprende la produzione, la lavorazione, la distribuzione e la vendita di carne di vari animali come bovini, suini, ovini, equini e volatili. Nel 2022, il mercato globale della carne ha raggiunto una dimensione di circa $1.400 miliardi e si stima crescerà ulteriormente a ritmi sostenuti nei prossimi anni. Tuttavia, come si leggerà a breve, l’industria futura della carne sarà probabilmente molto diversa rispetto ad ora, a causa di alcuni fattori.

Negli ultimi 50 anni la produzione di carne è più che quadruplicata e oggi vengono prodotte oltre 340 milioni di tonnellate ogni anno. Nel grafico si osserva la produzione globale di carne per regione, in tonnellate. L’Asia è il più grande produttore, rappresentando circa il 40-45% della produzione totale, mostrando una crescita assurda dal 1961: la produzione è aumentata di 15 volte. Infatti, prima degli anni ’60, la maggior parte della carne ere prodotta in Europa e nel Nord America. La distribuzione dei tipi di carne varia in base al paese considerato. Ad esempio, gli Stati Uniti sono il più grande produttore mondiale di carne bovina e di bufalo; sempre gli USA ma anche l’Europa presentano un’ampia quota di produzione di pollame, mentre la Cina domina la produzione globale di carne suina (un aumento di ben 35 volte dal 1961).

Si comprende come i maggiori consumatori di carne siano sia paesi avanzati, come Stati Uniti, Canada, Australia e Unione Europea, che in via di sviluppo, soprattutto Cina e India. Sono numerosi i fattori che hanno contribuito alla crescita della produzione e del consumo di carne negli ultimi decenni, ma quelli più importanti sono l’incremento della popolazione e dei redditi. Una popolazione più ampia ha spinto a rialzo la domanda, e quindi la produzione, così come un reddito pro capite più alto ha permesso a molte più famiglie di acquistarne una quantità maggiore, perché generalmente è considerata un alimento più costoso. La carne è diventata infatti una parte importante della dieta di molte persone in tutto il mondo. Il consumo pro capite di carne è aumentato di circa 20 kilogrammi dal 1961 e considerando la parallela crescita della popolazione, si può constatare che la produzione totale di carne è aumentata molto più rapidamente del tasso di crescita della popolazione. Nel grafico si osserva la crescita del consumo pro capite per gli USA, Europa, Cina, Asia e Africa. Anche in tal caso, la Cina ha mostrato un tasso di crescita maggiore rispetto agli altri Paesi. Perché? La Cina ha ridotto di molto la povertà negli ultimi decenni e ha visto una forte crescita demografica, oltre che economica. Vi è quindi una correlazione significativa tra reddito e consumo di carne: paesi più ricchi, o con tassi di crescita di ricchezza maggiori, consumano più carne. Nel grafico è indicata la relazione tra PIL pro capite e consumo medio di carne per persona: dove le persone sono più ricche si mangia una quantità maggiore di carne.

Anche l’innovazione tecnologica ha giocato un ruolo cruciale nella crescita dell’industria della carne nei decenni passati. Le tecnologie moderne di allevamento e di lavorazione della carne hanno consentito una maggiore efficienza nella produzione di carne, soddisfacendo la crescente domanda. Inoltre, le tecnologie di conservazione e trasporto della carne hanno permesso una maggiore durata del prodotto e una maggiore disponibilità di carne fresca in tutto il mondo.

La globalizzazione è un altro fattore determinante. Con l’aumento del commercio globale, la carne è diventata disponibile in molti paesi in tutto il mondo, per via anche di una maggiore diversificazione dell’offerta di carne, proveniente da diverse regioni.

Una popolazione in aumento, sempre più ricca, con il supporto di tecnologie di frontiera più sofisticate, determineranno una crescita del mercato della carne anche nei prossimi decenni. Secondo IMARC Group, si stima che il mercato raggiungerà i $1.600 miliardi entro il 2028, con un tasso di crescita medio annuo (CAGR) del 2,3% (2023-2028). Tuttavia, a guidare la crescita nel lungo termine non sarà la carne convenzionale, che ridurrà di molto la propria quota sul totale, ma la carne non convenzionale, rappresentata dalla carne sintetica e a base vegetale, di cui si leggerà a breve.

Un indice che replica l’andamento del prezzo della carne è il FAO Meat Price Index. Dal 2004 ad oggi l’indice è aumentato di oltre 50 punti:

Alcune delle società quotate più grandi che producono carne convenzionale sono:

Tyson Foods: capitalizzazione di $23 miliardi. Fatturato 2022: $53 miliardi; profitto: $3 miliardi.

JBS: brasiliana, è la più grande azienda di lavorazione di carne al mondo. Capitalizzazione di $47 miliardi. Fatturato 2022: $64 miliardi; profitto: $3,8 miliardi.

Pilgrim’s: tra i maggiori produttori di pollo negli Stati Uniti. Capitalizzazione: $5,95 miliardi. Fatturato 2020: $24 miliardi; profitto: $94 milioni.

Nel grafico è indicato invece quanto il business della carne incide sul fatturato delle aziende più grandi, in termini percentuali. Più i ricavi dipendono dalla carne convenzionale e maggiori dovranno essere gli sforzi e gli investimenti delle aziende per mantenere inalterata la propria quota di mercato con il diffondersi delle carni non convenzionali.

La diffusione delle alternative alla carne convenzionale

L’industria della carne è destinata a cambiare radicalmente nei prossimi decenni, con la diffusione di nuove tipologie di carni, diverse nella loro struttura rispetto a quelle convenzionali, ma con sapori e consistenze molto simili e/o che si avvicinano maggiormente alle nuove preferenze dei consumatori. La carne convenzionale è infatti bersagliata da alcuni anni da una crescente critica in merito ai suoi impatti sulla salute umana, sull’ambiente e sul benessere degli animali.

In primo luogo, secondo numerosi studi medico-scientifici, il consumo eccessivo di carni rosse processate, aumenta il rischio di malattie croniche come malattie cardiache, diabete e cancro. Inoltre, l’allevamento intensivo di animali utilizza grandi quantità di risorse, come acqua ed energia, producendo enormi quantità di rifiuti e scarti che possono causa problemi ambientali come l’inquinamento delle risorse idriche e la deforestazione. L’allevamento intensivo è anche criticato per via delle sue emissioni di gas serra, che influenzano i cambiamenti climatici. Infine, la produzione di carne è molto criticata per le sue pratiche inerenti al benessere degli animali, come l’uso di gabbie sovraffollate, la castrazione senza anestesia e altre pratiche che creerebbero sofferenza negli animali. Nel grafico è indicato quanti polli, suini, tacchini, pecore, capre e bovini sono stati uccisi nel 2020.

Le motivazioni descritte stanno spingendo sempre più individui a diminuire il proprio consumo di carne, sostituendolo con cibi alternativi alla carne. In altri termini, le preferenze dei consumatori stanno cambiando. Le carni alternative possono distinguersi in

Carni sintetiche (cultured meat): sono prodotte a partire da colture cellulari di animali, che vengono fatte crescere in laboratorio utilizzando tecnologie avanzate per produrre carne che ha lo stesso aspetto, gusto e consistenza della carne convenzionale. Le cellule vengono nutrite e coltivate in modo che si moltiplichino. Non si sfruttano risorse naturali e gli animali, quindi non si utilizzano terreni, acqua o mangimi, favorendo una maggiore salvaguardia dell’ambiente e il clima. La carne sintetica potrebbe anche aiutare a soddisfare la crescente domanda di carne a livello globale, perché non è limitata dalle restrizioni di spazio o di risorse naturali come lo sono gli allevamenti.  Inoltre, producendola in laboratorio, si ha un controllo maggiore del processo produttivo rispetto alla produzione convenzionale, il che significa meno possibilità di contaminazione. Un altro vantaggio, soprattutto per la salute umana, è che la carne sintetica non necessita grandi quantità di antibiotici: agli animali cresciuti tradizionalmente ne vengono somministrate elevate dosi che aumentano la resistenza agli antibiotici negli esseri umani.

Carni vegane (plant-based): sono prodotte utilizzando ingredienti vegetali al posto della carne animale. Alcuni degli ingredienti principali sono i piselli, la soia, il riso, il mais, l’olio di semi, la canapa, i fagioli ecc. Il fulcro di questa tipologia di carne sono le proteine vegetali, il cui mercato dovrebbe crescere di oltre $130 miliardi entro il 2030. Come per le carni sintetiche, aiuterebbero nel ridurre le emissioni dannose. La coltivazione di tali alimenti ha pur sempre un’impronta ambientale. Tuttavia, per produrre la stessa quantità di carne convenzionale sarebbero necessarie sicuramente meno risorse naturali. Potrebbero infatti ridurre le emissioni di gas serra del 70% rispetto alla carne convenzionale entro il 2050, oltre che il consumo di acqua: l’agricoltura per gli allevamenti sono responsabili per il 30% del consumo di acqua dolce. Ridurrebbero i rischi legati alle malattie, e avrebbero anche un prezzo più basso.

Si stima che entro il 2040, la produzione di carni alternative superi quella convenzionale: se oggi il mercato tradizionale presenta un valore di $1.100 e quello alternativo di $120 miliardi, nel 2040, secondo Kearney, il mercato della carne alternativa sarà di oltre $1.000, rispetto ai circa $700 miliardi della tradizionale. Il consumo di carne tradizionale dovrebbe ridursi del 33% nei prossimi 15 anni, e la carne sintetica dovrebbe rappresentare il mercato principale (o quasi), per merito dell’uso di tecnologie sempre più avanzate e della variazione delle preferenze dei consumatori, con una crescita media annua (CAGR 2025-2040) del 41%. Si può osservare nel grafico seguente.

In termini di costi associati alla salute e al cambiamento climatico, l’economia globale potrebbe guadagnare oltre $1.500 entro il 2050 in benefici monetari come risultato di una riduzione del consumo di carne convenzionale e di un aumento del consumo di prodotti vegetali e di frutta. Oltre $250 miliardi all’anno potrebbero essere risparmiati negli Stati Uniti.

Uno degli ostacoli più grandi per la diffusione di massa della carne sintetica sono i costi e la necessità di tecnologie avanzate per la sua produzione. Non tutti i Paesi possono permettersi tali tecnologie, e molti individui non possono sostenere costi pari ad oltre $80 all’etto (rispetto ai $2,50 della carne vegana). La carne sintetica non è quindi ancora accessibile al commercio, solo Singapore è l’unico paese ad aver approvato il commercio di carne a base di cellule. Tuttavia, il progresso tecnologico consentirà nei prossimi decenni una riduzione dei costi e una diffusione più ampia.

Tra le startup food tech non quotate in Borsa, vi sono Mosa Meat che è stata una delle prime a sviluppare carne in vitro utilizzando cellule staminali per creare carne sintetica, Memphis Meat, SuperMeat, JUST. Una società invece quotata, impegnata nella produzione di carne sintetica è Meatech. Si tratta di una società israeliana che utilizza l’ingegneria genetica e la biotecnologia per sviluppare carni alternative. L’azienda sta ora lavorando per perfezionare il suo processo di produzione e commercializzare i suoi prodotti. Ha una capitalizzazione di circa $15 milioni e ha perso il 90% del suo valore di mercato da quando è stata quotata. Ricordiamo infatti come il mercato delle carni alternative sia un settore nuovo e in via di sviluppo, con molte società che ancora investono tanto in R&D ma che non profittano nulla, operando in perdita. Sono quindi società growth, potenzialmente molto redditizie nel futuro, ma ora molto rischiose. L’aumento dei tassi di interesse e una maggiore avversione al rischio nell’ultimo anno ne ha piegato la valutazione.

Una società operante nel mercato delle carni vegetali che ha attirato molte attenzioni e investimenti, soprattutto dopo la diffusione della pandemia da COVID-19 è Beyond Meat. E’ stata fondata nel 2009 e si è espansa rapidamente negli ultimi anni. I suoi prodotti sono infatti disponibili in molti ristoranti e negozi alimentari negli Stati Uniti ma anche in altri Paesi. Oltre alla quotazione, l’azienda ha raccolto ingenti risorse monetarie da Tyson Foods e Bill Gates. Nel grafico l’andamento del prezzo delle azioni Beyond Meat: da marzo 2020 a ottobre dello stesso anno ha più che triplicato la propria capitalizzazione, ma dal picco ha perso il 90% del valore e oggi la market cap è pari a $1 miliardo.

Anche se non ha ancora mai registrato un profitto, l’azienda ha visto crescere i suoi ricavi negli ultimi 6 anni:

Fonti:

  • CNN
  • Visual Capitalist
  • Macrotrends
  • Our World In Data
  • Yahoo Finance
  • Google Finanza
  • IMARC
  • CBInsight
  • Kearney
  • The Atlantic 

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