Mercato obbligazionario

Come investire in obbligazioni? I bond governativi e i loro rendimenti

10 aprile 2023

Le obbligazioni sono uno degli strumenti finanziari indispensabili per investire in maniera consapevole. Vengono emesse dalle società private e dagli enti pubblici al fine di raccogliere fondi in cambio della restituzione del prestito e di un interesse.

In pratica, quando si acquista un’obbligazione, si presta denaro all’emittente in cambio di un interesse stabilito in anticipo e di una restituzione del capitale alla scadenza. Le obbligazioni sono importanti per il proprio portafoglio perché possono offrire una fonte di reddito fissa e stabile, con un rischio di perdita di capitale generalmente inferiore rispetto ad altre forme di investimento, come le azioni o gli asset alternativi. Inoltre, le obbligazioni possono essere utilizzate per diversificare un portafoglio, riducendo il rischio complessivo attraverso una distribuzione equilibrata dei fondi.

In questo articolo vedremo brevemente i rischi dei bond e i rendimenti di alcune obbligazioni governative.

Prima di osservare i rendimenti delle obbligazioni, dobbiamo però sapere quali sono i rischi di questi strumenti finanziari. Il rating delle obbligazioni è un indicatore fondamentale per valutare il rischio di default dell’emittente, ovvero il rischio più importante. Questo valore viene assegnato dalle agenzie di rating, che analizzano la situazione finanziaria dell’ente che emette il bond. Esistono diverse agenzie di rating, come Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch, che utilizzano sistemi di valutazione simili per assegnare il rating alle obbligazioni. Il rating può variare da AAA (il massimo grado di affidabilità) a D (il valore più basso, indicativo di una situazione di default imminente). È importante tenere presente che un rating basso non significa necessariamente che l’emittente sia destinato al fallimento, ma indica un rischio maggiore di default e una maggiore incertezza sui rendimenti futuri.

Ci sono anche altri fattori che possono influenzare il rischio di default di un’obbligazione, come ad esempio il settore di appartenenza dell’emittente, nel caso di bond societari, la durata del bond (maggiore è la durata e, solitamente, più alti sono rischio e rendimento richiesto) e l’andamento del mercato finanziario.

In generale, le obbligazioni con un rating più elevato sono considerate meno rischiose, ma offrono anche rendimenti più bassi. Al contrario, le obbligazioni con un rating più basso possono offrire rendimenti più elevati, ma comportano anche un rischio maggiore di perdita di capitale. Per questo motivo, gli investitori devono valutare attentamente i propri obiettivi di investimento e il proprio profilo di rischio prima di investire in obbligazioni. Il rating viene dato sia agli Stati (per obbligazioni governative), sia alle società (per i corporate bond), e generalmente queste ultime presentano un rischio più elevato. Nel caso di obbligazioni denominate in valuta estera (ad esempio dollaro USA, yen giapponese o sterlina inglese), poi, l’investitore che investe in euro subirà anche un forte rischio: il rischio di cambio. Anche per questo motivo le obbligazioni dei Paesi emergenti tendono ad avere rendimenti più elevati, visto che spesso le loro monete nazionali si svalutano nel medio-lungo periodo rispetto a quelle “occidentali”.

Un modo per quantificare il rischio nel caso di obbligazioni governative è lo spread, ossia la differenza di rendimento con obbligazioni considerate più sicure (addirittura “prive di rischio”). Uno dei benchmark più importanti in questo caso sono i titoli tedeschi, considerati estremamente sicuri. Nell’immagine tratta da WGB vediamo una mappa che indica lo spread con i titoli della Germania (colore rosso indica uno spread maggiore).

Nel caso dei bond governativi, ma anche di quelli societari, un altro indicatore importante è rappresentato dai CDS. I CDS (Credit Default Swaps) sono strumenti derivati che offrono una protezione contro il rischio di default di un’obbligazione.

I CDS possono essere utilizzati dagli investitori per ridurre il rischio di perdita di capitale legato alla detenzione di obbligazioni, in particolare quelle con un rating più basso o in situazioni di instabilità finanziaria. Tuttavia, l’utilizzo dei CDS è anche un’attività speculativa che può comportare un elevato livello di rischio e quindi richiede una conoscenza approfondita del mercato.

È importante notare che l’utilizzo dei CDS non annulla completamente il rischio di default dell’emittente dell’obbligazione, ma può offrire una protezione parziale contro le perdite. Inoltre, questi strumenti sono costosi: l’acquisto di CDS può comportare il pagamento di un premio periodico che può ridurre i rendimenti complessivi dell’investimento. Un investitore individuale non dovrebbe utilizzare CDS ma può osservare il loro valore per capire il rischio percepito dal mercato su un emittente. Nel grafico possiamo osservare il CDS (5 anni) della banca svizzera UBS: si nota subito che abbiamo assistito ad un imponente rialzo nell’ultimo periodo, proprio per l’aumento del rischio percepito intorno a questa banca nonostante gli interventi di sostegno delle autorità finanziarie svizzere in seguito all’annunciata fusione con la travagliata Credit Suisse.

Unendo le informazioni sul rendimento, sul rating e sul valore dei CDS, un investitore può farsi un’idea abbastanza completa sul rischio che il mercato percepisce per un’obbligazione.

Come detto, le obbligazioni possono essere emesse da diverse entità, tra cui i governi, le società e le istituzioni finanziarie sovranazionali. Tuttavia, esistono ulteriori distinzioni da fare all’interno del mondo obbligazionario. Tra le tipologie più comuni di obbligazioni ci sono le obbligazioni zero-coupon, le obbligazioni a tasso fisso e le obbligazioni a tasso variabile. Le obbligazioni zero-coupon non offrono interessi periodici, ma sono vendute ad un prezzo scontato rispetto al valore nominale e generano un profitto alla scadenza. Le obbligazioni a tasso fisso offrono un tasso di interesse prestabilito per tutta la durata dell’investimento, mentre le obbligazioni a tasso variabile hanno un tasso di interesse che varia in base all’andamento del mercato.

Infine, le obbligazioni indicizzate all’inflazione (chiamate TIPS negli USA) sono un tipo di obbligazione a tasso variabile, il cui rendimento è legato all’andamento dell’indice dei prezzi al consumo. In questo modo, il valore nominale dell’obbligazione viene adeguato all’inflazione nel corso del tempo, proteggendo l’investitore dal rischio di perdita di potere d’acquisto.

In generale, la scelta dell’emittente e della tipologia di obbligazione dipende dalle preferenze dell’investitore e dal profilo di rischio desiderato, e soprattutto dalla composizione del proprio portafoglio e dagli obiettivi di medio-lungo periodo.

Quanto rendono oggi le obbligazioni governative?

Con l’aumento dell’inflazione a partire dal 2021, le banche centrali delle principali economie sviluppate hanno risposto (probabilmente in maniera tardiva) aumentando precipitosamente i tassi di interesse. Così facendo, esse hanno reso più difficile finanziarsi per governi, famiglie e imprese, innalzando di conseguenza i tassi di interesse da pagare sui finanziamenti. Questo significa che i rendimenti delle obbligazioni sono cresciuti in maniera molto rapida, dopo anni di rendimenti bassissimi. I rendimenti bassi degli ultimi anni hanno fatto emergere il concetto di TINA (There is No Alternative), che ha portato gli investitori a spostarsi pesantemente sull’azionario per “l’assenza di alternative” sul lato obbligazionario. Ora però la situazione è cambiata radicalmente e molti bond possono offrire rendimenti considerati più attraenti (anche se non dobbiamo dimenticare di considerare anche il rendimento reale, ossia al netto dell’inflazione: un bond al 5%, infatti, avrà un rendimento reale negativo se il tasso di inflazione supererà il 5%).

Ecco nel grafico i rendimenti in valuta locale dei bond governativi a 10 anni di 15 Paesi:

Come si può notare facilmente, i Paesi sviluppati, considerati finanziariamente più stabili e sicuri, offrono rendimenti minori rispetto a quelli emergenti, a causa del rischio più elevato di questi ultimi.

Oltre ai rendimenti, è importante osservare il comportamento dei bond come asset class con l’obiettivo di diversificare il proprio portafoglio. In questo interessante grafico possiamo vedere le due fasi della correlazione tra il mercato azionario e quello obbligazionario dal 1965 al 2019. Dal 2019 in poi, la correlazione è però tornata fortemente positiva, tanto da spingere alcuni analisti a pensare che sia giunta la fine del portafoglio bilanciato (il classico 60-40), proprio a causa della relazione positiva tra i rendimenti dei bond e quelli dell’azionario. Naturalmente non possiamo sapere quale sarà la correlazione in futuro, ma è sicuramente utile riflettere sul ruolo dei bond in portafoglio come asset class in grado di apportare un beneficio in termini di diversificazione.

Fonti:

  • CNBC
  • iShares (BlackRock)
  • Morningstar
  • Yahoo Finance
  • UBS
  • World Government Bonds

Gli articoli più recenti:

Nota bene: lo scopo dell’articolo è esclusivamente didattico ed esso non deve intendersi come la promozione di un particolare investimento. Tutti i marchi citati sono dei relativi proprietari.