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É tempo di investire nell'acqua?

3 febbraio 2023

La vita come la conosciamo oggi è il risultato di un’epoca in cui l’acqua era presente in quantità abbondanti sul nostro pianeta. Senza acqua dolce e facilmente accessibile non avremmo potuto assistere al progresso economico, sociale e tecnologico avvenuto negli ultimi 60 anni. Infatti, l’acqua non è solo un elemento essenziale e necessario al nostro organismo per vivere, ma anche una delle principali materie prime nella maggior parte dei settori economici, persino in quelli tecnologici. Basti pensare che serve acqua per produrre cibo, energia, dispositivi elettronici, e molto altro ancora. L’acqua è quindi una risorsa che ha rappresentato, e rappresenta tutt’ora, il motore del progresso di un Paese, quindi della crescita della sua ricchezza. Un incremento della popolazione non è sufficiente nel garantire ad un paese l’aumento del proprio PIL: una popolazione più grande necessita di una quantità maggiore di cibo e di energia, e di conseguenza di risorse idriche. La loro abbondanza nei decenni passati, ha permesso la crescita della ricchezza di molti Paesi, il miglioramento delle condizioni igieniche e della salute di miliardi di persone, e la diminuzione del tasso di mortalità infantile. Si potrebbe considerare l’acqua come il cuore pulsante dell’economia moderna e della sicurezza e del benessere dei popoli.

Ciò che rende la gestione delle risorse idriche un business durevole e di valore nel lungo termine è il ruolo cruciale che l’acqua svolge in tutti i sistemi economici, supportata da una sua costante e crescente domanda e da una sua futura scarsità. Non si tratta di un settore nuovo, anche se, come si leggerà a breve, le sfide e le opportunità di investimento e di crescita sono numerose, a causa di una marcata discrepanza tra l’acqua richiesta, quindi la domanda, e la sua offerta, rappresentata dalle risorse idriche. Un gap che tende ad accentuarsi gradualmente con il passare degli anni. Per questo motivo si parla oggi sempre di più di stress idrico, o peggio di crisi idrica: uno degli ostacoli futuri più insidiosi e importanti per ogni settore, istituzione, famiglia e per il progresso economico. Lo stress idrico è considerato infatti tra i maggiori rischi da affrontare nei prossimi decenni. Imprese, gestori pubblici, individui e investitori dovrebbero maggiormente considerare gli effetti sull’acqua delle proprie azioni, migliorando la consapevolezza del valore intrinseco di questa fondamentale risorsa.

La domanda di acqua è cresciuta del 600% negli ultimi 100 anni, per via soprattutto di una popolazione in netto aumento, del progresso economico avvenuto negli ultimi 60/70 anni e per una forte urbanizzazione e di una classe media sempre più numerosa. Nel grafico è indicata la crescita della domanda di acqua, in termini di prelievo e consumo, per diversi settori (domestico, industria, allevamento, irrigazione; totale).

Se da una parte è chiara la relazione tra crescita demografica e consumo di acqua, sembra invece difficile comprendere come la sua domanda sia legata anche a molti altri settori, tanto che si parla di “commercio di acqua virtuale”: il flusso nascosto di acqua incorporata nel cibo o in altri beni che vengono scambiati da un luogo ad un altro. Consumiamo acqua, molta di più di quella che beviamo, quando mangiamo. Il settore agricolo è l’attività umana che richiede maggiori volumi di risorse idriche: l’agricoltura rappresenta il 70% del consumo di acqua globale. È importante sapere che l’acqua prelevata per il consumo potrebbe essere riutilizzata, trattandola e depurandola. Tuttavia, accade spesso che questa venga prelevata e consumata senza favorirne un corretto processo di trattamento e di riutilizzo. Ciò avviene per la maggior parte delle componenti della sua domanda. L’acqua non viene quindi restituita alla sua fonte originale, aumentando i livelli di stress idrico.

Con una popolazione destinata a crescere e a raggiungere entro il 2050 le circa 10 miliardi di persone, dovrà aumentare necessariamente anche la quantità di cibo e di acqua necessaria per produrlo. La domanda globale di cibo aumenterà del 60% sempre entro il 2050. Se la domanda non sarà soddisfatta dall’offerta, si amplificheranno le disuguaglianze, aumentando la povertà. Vi è infatti una correlazione positiva tra PIL e fonti idriche pulite e facilmente accessibili. Necessiteremo di più acqua, ma anche se la sua domanda tenderà ad aumentare, la sua offerta è stimata ridursi nei prossimi decenni, e molte delle colpe di una sua contrazione sono riconducibili all’uomo. Solo lo 0,007% di tutta l’acqua presente sul pianeta è dolce e facilmente accessibile: una percentuale che tende gradualmente a ridursi rispetto a quanta ne domandiamo.

Il settore alimentare non è l’unico per il quale le risorse idriche rappresentano una materia prima indispensabile. Basti pensare all’industria energetica. La produzione di risorse energetiche richiede quantità significative di acqua dolce. Nella maggior parte delle centrali elettriche, l’acqua è utilizzata per raffreddare il vapore che permette alle turbine di generare elettricità. Così come anche la raffinazione e l’estrazione del carbone e del petrolio richiedono molta acqua. È molto probabile che il consumo di energia aumenterà nei prossimi 25 anni in tutto il mondo: entro il 2035 il consumo di energia incrementerà del 50% rispetto ai livelli precedenti, il che aumenterà il consumo di acqua nel settore energetico dell’85%. La soluzione sarebbe ovviamente quella di favorire la diffusione di energie rinnovabili, in particolare eolica e solare fotovoltaica, che non solo riducono le emissioni dannose per l’atmosfera ma anche il consumo di acqua. Altri settori che consumano enormi quantità di acqua sono ad esempio quello dell’abbigliamento, della produzione della carta, chimico e dell’industria in generale, oltre che quello domestico (es. igiene personale, pulizia della casa, annaffiamento del giardino, ecc.). Ai settori tradizionali si aggiungono quelli più innovativi. Il litio è utilizzato per la produzione delle batterie che dovrebbero giocare un ruolo cruciale nella mobilità del futuro. Tuttavia, le procedure di estrazione del litio prevedono un profondo sfruttamento delle risorse idriche sotterranee. L’industria è diffusa in zone aride (es. Cile) e il processo riduce la quantità di acqua potabile del luogo, generando anche conflitti tra le varie componenti della domanda. Ciò accade anche nel settore dei semiconduttori: sono necessari enormi volumi di acqua per produrre i chip contenuti in tutti i dispositivi elettronici che utilizziamo ogni giorno.

Il problema non è la presenza di questi settori e la loro crescita ma la gestione inefficace delle risorse idriche, il loro sfruttamento incontrollato. Prima di approfondire quali sono le cause principali di un’offerta di acqua in contrazione, bisogna capire come funziona il settore idrico. Essa si estrae da fonti superficiali come laghi, bacini e fiumi e da fonti sotterranee, come le falde freatiche. Oppure si ottiene dalla desalinizzazione dell’acqua salata.

L’acqua viene distribuita alle famiglie e alle imprese tramite enormi infrastrutture gestite da altre imprese che operano in un contesto di monopolio di mercato. Queste applicano un prezzo che riflette unicamente i costi variabili e fissi relativi alla distribuzione dell’acqua e al mantenimento delle infrastrutture. Il prezzo pagato da ogni cittadino, che si basa comunemente su quanta acqua utilizza, potrebbe far pensare che questo equivalga al valore reale dell’acqua che stiamo utilizzando. Ma così non è. Il prezzo che paghiamo per consumare l’acqua non riflette minimamente molti costi: quelli ambientali, dovuti da uno sfruttamento incontrollato dell’ambiente, sociali, dovuti dal fatto che si sprecano enormi quantità di acqua che potrebbero essere utilizzate per altri usi più importanti o comunque più redditizi, e il costo derivante dalla sua scarsità rispetto alla domanda.

Infatti, per l’acqua non esiste un mercato che faccia incontrare domanda e offerta con un prezzo di equilibrio, come accade per gli altri beni, come il gasolio o altro. Se fosse presente un mercato dell’acqua il prezzo rifletterebbe l’offerta presente rispetto ad una corposa domanda e di conseguenza il prezzo, secondo le leggi economiche del mercato, dovrebbe aumentare, soprattutto in periodi di siccità in cui l’offerta si riduce ulteriormente.

Si comprende quindi come il non pagare un prezzo giusto che non dipenda dai costi reali e dalla sua scarsità, ma molto minore rispetto al valore intrinseco, porti a sfruttare l’acqua inconsciamente, sia da parte dei cittadini che delle imprese, aggravando le condizioni della sua offerta e amplificando il problema della sua scarsità.

La regolamentazione e spesso l’opposizione politica (soprattutto se populista), rendono difficile aumentare i prezzi al di sopra dei costi, in modo da rispecchiare in qualche modo non solo i costi fissi e variabili ma anche il costo di consumare un bene che è scarso in natura. Nella determinazione del prezzo manca quindi una valutazione dettata da quanto sia effettivamente presente questa risorsa, ossia un prezzo che dipenda dalla reale interazione tra domanda e offerta che avviene normalmente in un mercato concorrenziale. Tuttavia, pagare un prezzo risultante dall’incontro della domanda e dell’offerta potrebbe aumentare, in alcuni periodi, di molto il prezzo, determinando un effetto a catena sulla maggior parte dei beni che consumiamo ogni giorno: si innescherebbe un incremento repentino del tasso di inflazione, un vero problema. Si comprende quindi quanto sia delicata la situazione.

Ci si chiede, inoltre, se l’acqua possa essere considerata un bene pubblico o privato. Le Nazioni Unite nel 2010 hanno dichiarato come “diritto umano” l’accesso ad acqua potabile e a servizi igienico-sanitari sicuri. Questo significa che l’acqua non può essere trattata come tutte le altre risorse naturali scambiabili sui mercati in quanto il trasferimento di questa a coloro che la valutano maggiormente potrebbe essere moralmente inaccettabile. Si potrebbero considerare quindi le risorse idriche da cui si estrae l’acqua come common-pool good ossia beni che diminuiscono con l’uso che è però a tutti consentito. Quindi nessuno di noi si preoccupa se sprecando grandi quantità di acqua, questo spreco vada ad impattare negativamente, creando esternalità negative, ad altri individui (tra cui le future generazioni) o all’ambiente, perché ciò non è incluso nel prezzo che paghiamo per sfruttarla. Nello stesso tempo, l’acqua potrebbe essere invece considerata un bene privato, perché nel concreto se consumiamo più acqua non solo questa diminuisce ma escludo il suo consumo ad altri individui o attori economici.

Al tasso di consumo attuale e a causa dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento, secondo il WWF, entro il 2025, due terzi della popolazione mondiale potrebbero trovarsi di fronte ad una carenza di acqua, e le Nazioni Unite, affermano come entro il 2040 potrebbero esserci circa 4,5 miliardi di persone colpite da una crisi idrica (peggiore di una semplice carenza). Oggi, circa 2,7 miliardi di individui sono soggetti a scarsità d’acqua almeno un mese all’anno, mentre mezzo miliardo affronta una grave scarsità d’acqua durante tutto l’anno solare. Come si nota dalla tabella, “solo” il 74% della popolazione mondiale aveva accesso nel 2020 ad una fonte idrica gestita in modo sicuro. Si osserva anche come la quasi totalità dei Paesi con redditi molto bassi, non vi abbia accesso. Soprattutto nell’Africa Subsahariana, meno di un terzo della popolazione non riesce a consumare acqua pulita. L’accesso e la domanda di acqua potabile, potrebbe dipendere dalla ricchezza di un determinato paese, o meglio dal PIL pro capite. Tipicamente la maggior dei Paesi con più del 90% delle famiglie con accesso ad acqua dolce presenta un PIL medio pro-capite di $ 10.000-15.000. Tuttavia, il reddito non è l’unico fattore determinante. Ad esempio, il Malawi ha raggiunto un tasso di accesso del 90%, nonostante abbia un PIL pro capite poco superiore ai $ 1.000. Altri fattori da considerare, quindi, potrebbero essere la governance o il livello delle infrastrutture

Il miglioramento della catena di approvvigionamento dell’acqua, dell’igiene e della gestione impattano positivamente sulla crescita economica dei Paesi e contribuisce a minimizzare la povertà. Da uno studio condotto dal SIWI, i paesi poveri con un facile accesso ad acqua pulita e a servizi igienici, riscontrano un tasso di crescita annuo del 3,7%. I Paesi con lo stesso livello di reddito, ma senza un accesso migliorato presentano un tasso di crescita pari solo allo 0,1%. Dallo stesso studio emerge come gli investimenti diretti nel settore idrico generino un rendimento positivo sul capitale investito, con un rapporto 3-34:1 (in base alla zona e alle tecnologie applicate), tralasciando l’effetto moltiplicatore nel sistema economico.

La scarsità d’acqua è stata elencata nel 2019 dal World Economic Forum come uno dei maggiori rischi globali in termini di potenziale impatto nel prossimo decennio. I motivi alla base della scarsità d’acqua odierna e futura sono principalmente cinque:

  • Uno sfruttamento incontrollato delle risorse idriche, soprattutto sotterranee. Quindi un prelievo di acqua maggiore del tasso di rigenerazione delle fonti idriche.
  • Il cambiamento climatico che accentua i periodi di siccità e le inondazioni, anche in luoghi fino ad ora mai soggetti a questo tipo di fenomeni. Questo aumenta quindi la variabilità, o meglio, l’incertezza del ciclo idrologico, aumentando l’esposizione al rischio idrico.
  • L’inquinamento delle fonti idriche per mano dell’uomo.
  • Le infrastrutture utilizzate per la distribuzione dell’acqua sono troppo obsolete in molti Paesi del mondo, anche in quelli più avanzati. Queste aumentano gli sprechi, ossia l’acqua che viene persa durante la distribuzione.
  • Uno tasso di trattamento delle risorse idriche utilizzate nei processi produttivi molto basso. L’acqua prelavata non viene riciclata in maniera efficace.

Secondo Our World in Data, si stime che nel 2017 circa 1,2 milioni di persone siano morte a causa di fonti d’acqua non sicure. Ogni anno l’acqua contaminata fa ammalare circa 1 miliardo di persone e riduce la produttività dei  Paesi. Nel grafico si può osservare il possibile stress idrico nel 2040 per tutti i paesi del mondo, rapportando il prelievo idrico con l’acqua disponibile (nelle regioni in rosso la situazione potrebbe diventare critica).

Le problematiche relative alla sua scarsità e la spesso elevata confusione alla base dei diritti associati all’uso delle risorse idriche hanno scatenato in passato e soprattutto negli ultimi decenni sanguinosi e costosi conflitti, e il loro numero aumenterà con molta probabilità in futuro. Basti pensare al conflitto tra Egitto ed Etiopia o alla Cina e al suo sfruttamento delle risorse idriche del fiume Mekong, che aumenta la crisi idrica dei Paesi vicino al fiume, come la Cambogia.

Il rischio idrico è sempre più considerato dalla maggior parte dei settori economici. Per stress idrico ci si riferisce ad una “scarsità determinata dalla domanda”. In una nota ricerca pubblicata a giugno 2021, gli analisti di Barclays hanno identificato la scarsità d’acqua come la “preoccupazione ambientale più importante” per il settore globale dei beni di prima necessità. Con la crisi climatica che è vista come un moltiplicatore del rischio relativo alla scarsità d’acqua, gli analisti avvertono che anche le aziende con un’esposizione finanziaria relativamente limitata al rischio idrico dovrebbero prepararsi maggiormente alla forte carenza a cui si va incontro. Gli analisti della banca britannica affermano come i beni di prima necessità (i più esposti al rischio idrico) subiscano un impatto di oltre 200 miliardi di dollari dalla scarsità d’acqua. La banca ha inoltre scoperto che i commenti relativi all’acqua nei bilanci aziendali del 2019 sono aumentati del 43%, riflettendo una crescente consapevolezza delle aziende in merito ai rischi associati all’acqua pulita e ai servizi igienici. Tuttavia, gli investitori sostenibili sembrano dare più priorità ad altre preoccupazioni ambientali come l’impatto dell’aumento dei costi del carbonio. Barclays rileva invece come il potenziale impatto finanziario del rischio idrico sia probabilmente tre volte superiore al rischio associato al carbonio. La banca stima che il cosiddetto “costo reale” dell’acqua è 3-5 volte superiore al prezzo che le aziende attualmente pagano, una volta incorporati i costi diretti e indiretti della carenza d’acqua che spesso non vengono considerati nel valutare la risorsa. Affrontare la questione della gestione proattiva dell’acqua costerebbe al settore globale dei beni di prima necessità circa 11 miliardi di dollari. È chiaro quindi come il costo dell’inazione sarebbe 18 volte maggiore del costo dell’azione. Società come Tyson Foods, ABF, Unilever, Colgate potrebbero vedere il proprio EBITDA scendere del 22-50% a causa della scarsità d’acqua.

Per risolvere la crisi idrica a cui potremmo andare in contro è fondamentale intraprendere alcune azioni e strategie di vitale importanza:

  • Associare il giusto valore all’acqua, prendendo in considerazione tutti i costi, sia quelli associati ad una domanda maggiore dell’offerta sia quelli derivanti dal danno causato all’ambiente, con una visione soprattutto orientata al lungo periodo. Solo in questo modo si incentiveranno individui e imprese a farne un uso consapevole e intelligente.
  • L’acqua è un bene che è presente in ogni singolo luogo del mondo ed è condivisa da miliardi di persone, imprese e Paesi. L’acqua è quindi sinonimo di comunione e di unione. In un mondo forse utopico, l’acqua potrebbe rappresentare lo strumento principale per unire tutti i popoli, superando ogni confine. Ma spesso ciò non avviene. Sarebbe quindi necessario promuovere una maggiore cooperazione sia fra i Paesi che all’interno degli stessi tra attori economici diversi, equilibrando gli interessi.
  • L’acqua non è solo una risorsa vitale ma è anche una risorsa economica, la cui offerta va gestita non solo in chiave di profitto ma anche sulla base della struttura e delle caratteristiche del nostro pianeta, che a causa dei cambiamenti climatici stanno cambiando con più rapidità. Le risorse idriche devono quindi essere razionate nel migliore dei modi e destinate in maniera efficiente ed efficace agli usi che più avvantaggiano la crescita economica, il sostentamento dell’organismo umano e la lotta al cambiamento climatico.
  • Si dovrebbero favorire soluzioni green, come l’uso delle energie rinnovabili o l’avvento di un’Economia Circolare, che diminuiscono le emissioni che danneggiano l’atmosfera e che provocano un’accelerazione del cambiamento del clima. Questo rende maggiormente incerto il tempo e il manifestarsi di alcuni fenomeni.
  • Per minimizzare l’impatto della scarsità dell’offerta di acqua, è necessario destinare corposi investimenti in soluzioni che diversifichino ampiamente questa offerta, in modo da ridurre l’impatto dell’incertezza e della volatilità generata dal cambiamento del clima.
  • Il progresso innovativo e le nuove tecnologie di frontiera, come i BigData, l’Intelligenza Artificiale, l’IoT, supporteranno una gestione efficiente dell’acqua. In un mondo sempre più ricco di informazioni e di dati sarà più semplice studiare e analizzare l’intero sistema di approvvigionamento idrico, riducendo gli errori, il rischio, e assumendo le migliori decisioni.

Un investitore dovrebbe comprendere l’importanza del settore idrico e le sue potenzialità di crescita, in termini di fatturato e di rendimenti in borsa, conoscendo le sfide che istituzioni, imprese e individui affronteranno nel prossimo futuro. Le risorse idriche svolgeranno sempre un ruolo cruciale in un sistema economico: sono quindi strettamente correlate con una visione di lungo termine. Investire nel settore idrico significa abbracciare probabilmente un trend in crescita. Perché in crescita? Perché le opportunità di miglioramento e di business in questo settore sono molte e rilevanti, e anche in tal caso la tecnologia offrirà il proprio supporto nella ricerca di nuove soluzioni. L’acqua è la materia prima con più domanda al mondo, essendo utilizzata in quasi tutti i processi produttivi. Anche se quindi la sua domanda è destinata a crescere di molto, la sua offerta è limitata. Le società che riusciranno ad offrire le migliori soluzioni per gestire in maniera efficace ed efficiente le risorse idriche potranno beneficiarne anche in Borsa. Tuttavia, ciò non basta, in quanto affinchè il settore idrico possa aumentare il proprio valore sarà necessario perseguire concretamente le strategie elencate in precedenza. Gestire bene le risorse idriche non significa solo favorire il settore idrico ma anche tutti quei settori che sono decisamente influenzati dalla quantità disponibile, come quello alimentare o energetico.

Prima di elencare alcune società operanti nel settore idrico, elenchiamo alcuni dei business principali di questo settore:

  1. Gestione delle infrastrutture idriche: comprende la progettazione, la costruzione e la manutenzione delle infrastrutture idriche, come sistemi di distribuzione, dighe, acquedotti e impianti di trattamento.
  2. Distribuzione e vendita dell’acqua potabile nelle case e alle aziende.
  3. Trattamento e gestione delle acque reflue: comprende i sistemi adottati per trattare l’acqua utilizzata da aziende e individui, in modo da restituirla alla sua fonte originale, riutilizzandola per altri scopi.
  4. Tecnologie idriche: nuovi sistemi avanzati per la gestione delle risorse idriche e il trattamento delle acque reflue.
  5. Servizi di consulenza ed analisi: fornitura di consulenza e analisi per l’utilizzo delle risorse idriche ad aziende private e pubbliche, come la valutazione delle risorse idriche, la pianificazione delle infrastrutture e la gestione sostenibile delle risorse idriche.

Le caratteristiche intrinseche al settore idrico lo rendono un settore defensive, ossia un settore che non risulta essere influenzato dal ciclo economico, quindi poco volatile durante i periodi di maggiore incertezza, come ad esempio i settori dei beni di prima necessità e quello healthcare. Tuttavia, paradossalmente, il settore idrico può anche subire profonde oscillazioni, sia a rialzo che a ribasso, in quanto si tratta di un settore non ancora pienamente sviluppato che necessita di molti investimenti e nel quale la tecnologia svolgerà probabilmente un ruolo centrale. Rappresenta pur sempre di un investimento tematico, che non dovrebbe rappresentare la fetta più grande del proprio portafoglio. Bisogna però ragionare se investirvi può ridurre la volatilità, con rendimenti positivi ma non elevati nel medio-lungo termine, oppure consentire di migliorare le performance del portafoglio, sopportando però un rischio più alto. Di certo, alla base di questo settore vi è un bene la cui domanda è e sarà stabile praticamente “per sempre”. Sarà necessario capire come gli investitori percepiranno il settore nei prossimi anni.

Tra le società quotate più grandi al mondo impegnate nel settore idrico si possono citare:

American Water. L’azienda fornisce servizi di acqua potabile e trattamento delle acque reflue a oltre 15 milioni di persone in 46 stati americani. Offre anche servizi di consulenze e analisi per il settore idrico, oltre ad essere una delle leader nell’adozione di tecnologie innovative per migliorare la qualità dell’acqua e l’efficienza operativa. Nel grafico la crescita del fatturato dell’azienda dal 2010 ad oggi. Inoltre, ha una capitalizzazione di circa $30 miliardi, un rapporto Price to Earnings pari a 22 e un rendimento da dividendo di 1,64%.

Xylem. Un’altra società USA, leader perl a livello mondiale nel settore idrico. Xylem offre una vasta gamma di prodotti e servizi tra cui pompe, sistemi di trattamento delle acque reflue (ha da poco annunciato l’acquisizione di Evoqua, società da ben 6 miliardi $ operante nel mercato del trattamento delle acque), tecnologie per il monitoraggio delle acqua, nonché soluzioni per la gestione dell’acqua in agricoltura e industria. Il suo valore complessivo in Borsa è di circa $19 miliardi, con un P/E decisamente elevato di 60, e un dividend yield pari ad 1,14%.

Veolia. Si tratta di una multinazionale francese, attiva in tre principali aree di servizi: gestione dei rifiuti, energia e gestione dell’acqua. Si focalizza sull’ottimizzare e sfruttare al massimo le risorse in un’ottica di economia circolare. Oltre a trattare le acque contaminate, Veolia gestisce molti progetti di desalinizzazione di acqua del mare. Ha una capitalizzazione di circa €20 miliardi, e un P/E ratio di 56. Il rendimento da dividendo dell’azienda è di 3,60%.

Nel grafico il confronto dell’andamento in Borsa di queste tre società negli ultimi cinque anni.

Secondo Fortune Business Insight, la dimensione globale del mercato del trattamento delle acque reflue raggiungerà il $500 miliardi entro il 2029, rispetto ai $300 miliardi nel 2022, con un CAGR del 7,1% durante tale periodo.

Alcuni ETF che replicano l’andamento delle società impegnate nel settore idrico sono:

– iShares Global Water UCITS ETF

– L&G Clean Water UCITS ETF

– Lyxor MSCI Water ESG Filtered UCITS ETF

Nel grafico il confronto tra l’andamento di $10.000 investiti nell’iShares Global Water Index ETF (in blu) (che segue l’andamento delle 50 società più grandi impegnate nell’economia idrica) e l’iShares MSCI World ETF (in rosso). L’ETF sul settore idrico ha battuto dal 2013 ad oggi l’indice azionario globale con una performance annualizzata pari al 13,27% (vs. 9,63%) e con una volatilità persino inferiore.

Fonti:

  • Our World in Data
  • FAO
  • Barclays 
  • Barron’s
  • Portfolio Visualizer
  • Nazioni Unite

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