Economia

Cambiamento climatico: investire in un mondo che cambia

23 dicembre 2022

Il mondo sta cambiando velocemente e tra i rischi più importanti che potrebbero contaminare la crescita della maggior parte dei paesi vi sono quelli legati al cambiamento del clima. In molti, considerano la causa principale dello stravolgimento del clima l’attività umana. Il progresso economico, industriale e tecnologico avvenuto negli ultimi decenni è il risultato di uno sfruttamento incontrollato delle risorse naturali del nostro pianeta e di una gestione non accurata delle sostanze nocive generate dai processi produttivi di ogni settore.

L’economia è fatta di scelte, o meglio di trade-off: una specifica decisione presenta dei benefici ma anche dei costi. Per favorire la crescita economica globale (beneficio) si ha preferito inquinare l’ambiente (costi). Crediamo che l’errore più grande sia stato quello di non aver acquisito una visione concreta di lungo termine, trascendendo dal mero profitto, e delineando quali sarebbero potuti essere:

– gli effetti del capitalismo sul nostro pianeta.

i conseguenti effetti dello sfruttamento delle risorse e dei cambiamenti climatici sull’economia.

Si comprende come i costi del progresso globale dei decenni passati, non siano allora unicamente collegati all’ambiente ma anche allo stesso progresso economico futuro, quindi alle future generazioni. Scopriamo nel dettaglio come i cambiamenti climatici rappresentano un serio problema per lo sviluppo economico e dei mercati azionari.

L'impatto del cambiamento climatico sulla produzione

Un’economia cresce nel lungo periodo se a crescere è la produttività, la quale è stimolata dall’istruzione e dell’innovazione. La produttività aumenta i redditi, quindi la domanda e l’offerta. Ricordiamo che esiste una differenza sostanziale tra un aumento del reddito causato da una maggiore capacità di indebitamento e da un incremento della quantità di beni prodotta pro capite. Se l’economia cresce, e il suo PIL aumenta, a giovarne sono anche gli asset finanziari, in particolare il mercato azionario

Vi è una correlazione tra i rendimenti azionari e la crescita degli utili, quindi tra indici azionari e PIL. I cambiamenti climatici impattano su economia e prezzi in Borsa, distruggendo ricchezza, ossia favorendo una contrazione del PIL e degli utili societari. In primo luogo, lo stravolgimento del clima, quindi l’aumento delle temperature, determina un incremento sostanziale della volatilità degli eventi atmosferici: diventerà sempre più difficile (a parità di sviluppo tecnologico) prevedere il comportamento del clima, con eventi come siccità e inondazioni che colpiranno luoghi un tempo non soggetti a questi fenomeni estremi. Non solo aumenta l’incertezza, ma anche la frequenza e la gravità degli eventi meteorologici estremi. Inoltre, l’impatto dell’innalzamento delle temperature sarà diffuso a causa di un mondo sempre più integrato e collegato.

Come la volatilità degli eventi atmosferici influenza l’economia? Molti settori economici sono caratterizzati da processi produttivi le cui materie prime presentano un rapporto causale con il clima. Basti pensare all’agricoltura, all’energia, al settore idrico, alle infrastrutture, al settore immobiliare ma anche ai settori tecnologici. Ad esempio, chi produce i semiconduttori fa un abbondante uso di acqua (ultra-pura) per pulire i wafer di silicio che vengono installati in ogni dispositivo elettronico. Pochi anni fa, una profonda siccità ha colpito il Taiwan, sede di TSMC, la più grande società di semiconduttori al mondo, costringendola a ridurre in parte la produzione e scatenando dei conflitti sociali tra agricoltori e industria in merito al razionamento delle risorse idriche.

Il settore che più sarà influenzato dal cambiamento del clima è ovviamente quello del cibo. Agricoltura e allevamento, e tutti i mercati collegati, potrebbero ridurre la produzione: siccità prolungate distruggono raccolti e risorse idriche, e, come un domino, tutto si estende all’intera economia e al consumatore finale. L’offerta potrebbe quindi ampiamente risentirne.

I cambiamenti climatici influenzano la quantità di risorse a disposizione, quindi di capitale, il quale rappresenta il fulcro della crescita di un’economia di un paese. Ciò che dovremmo chiederci è se una contrazione del capitale determinata da temperature e condizioni atmosferiche mai viste diventeranno una caratteristica strutturale (persistente) del sistema economico. In tal caso, bisognerà adattarsi, individuando nuove soluzioni.

Utilizzando una semplice funzione di produzione, si può osservare il probabile effetto che avrà il cambiamento climatico sulla produzione: una contrazione dello stock di capitale determinata dai danni inflitti dal cambiamento climatico genera un calo della capacità produttiva dell’economia mondiale (Figura 1). In termini grafici, ciò si tradurrebbe in uno spostamento a ribasso della funzione della produzione globale, in quanto ogni unità di lavoro produrrebbe meno output (minore produttività).

La situazione peggiora se consideriamo che temperature globali più elevate influiscono sulla sicurezza alimentare, favoriscono la diffusione di malattie infettive e pregiudicano chi lavora all’aperto. La forza lavoro tende a diventare meno produttiva con temperature più alte, con anche costi maggiori per le imprese che dovranno raffreddare maggiormente l’ambiente lavorativo. Ciò si traduce anche in una contrazione dell’offerta, ossia della quantità di lavoro disponibile per produrre output: nella Figura 2 si osserva uno shock dell’offerta rispetto alla domanda, con uno spostamento verso sinistra della curva di offerta (da S1 a S2), una riduzione del livello di output (da Y1 a Y2) e un aumento dei prezzi (P2).

Le figure non considerano una risposta della popolazione mondiale ai cambiamenti climatici. Nel lungo termine è probabile che vengano messe in atto delle misure reali (non greenwashing) per contenere i costi legati al cambiamento del clima. Tuttavia, nel breve termine, è probabile invece che si generino anche dei grandi costi opportunità: per contrastare gli eventi atmosferici estremi si dovranno dirottare delle risorse da usi più produttivi.

Infatti, secondo Mendelsohn (2013), la più grande minaccia che il cambiamento del clima rappresenta per la crescita economica proviene dall’applicazione di politiche di mitigazione/adattamento immediate, aggressive e inefficienti. Tuttavia, il costo dell’inazione è maggiore dei costi legati alla transizione.

Secondo Swiss Re, una delle maggiori compagnie assicurative, si stima che gli effetti del cambiamento climatico ridurranno tra l’11% e il 14% la produzione economica globale entro il 2050 rispetto ai livelli di crescita senza cambiamenti climatici. Ciò equivale a ben $23.000 miliardi di riduzione della produzione economica globale annua.

Non solo temperature in rialzo, ma anche l'inflazione

Dalla Figura 2 si nota come una contrazione dell’offerta generi un aumento dei prezzi. Uno dei problemi più grandi del riscaldamento globale è un aumento repentino dell’inflazione. Si tratta di un’inflazione legata maggiormente all’offerta, che alla domanda, e potrebbe manifestarsi soprattutto nel settore agricolo.

I raccolti agricoli sono più sensibili alle condizioni meteorologiche e un clima più estremo e volatile, quindi imprevedibile (es. siccità più frequenti) potrebbe ridurre drasticamente i raccolti nelle aree in cui la produzione alimentare è vitale. Una minore offerta agricola spinge a rialzo i prezzi alimentari e non solo, riducendo il potere di acquisto dei consumatori e quindi i loro redditi.

L’aumento dell’inflazione può anche manifestarsi per via di una minore quantità di terra edificabile, con più persone costrette a vivere in spazi sempre più concentrati.

Non stiamo parlando di scenari apocalittici, ma di problematiche che potrebbero essere più profonde nel breve periodo, con un netto miglioramento nel medio-lungo termine attraverso corposi investimenti e adattamenti.

Una maggiore inflazione potrebbe essere catalizzata anche da costi energetici più elevati. Man mano che il clima diventa più estremo sarà necessaria una quantità maggiore di energia sia per rinfrescare gli ambienti di lavoro e di vita durante l’estate, sia per riscaldarli durante gli inverni più rigidi. Non solo aumenterà la domanda di energia, ma l’offerta potrebbe ridursi a causa di una minore efficienza delle centrali elettriche esistenti in contesti con temperature più alte. I prezzi dell’energia potrebbero anche aumentare nel breve termine per un maggiore intervento degli Stati per favorire la transizione green, tassando l’elettricità derivata da combustibili fossili. Ricordiamo come i prezzi dell’energia si trasmettono in tutta la catena produttiva di un’economia, come sta accadendo, ad esempio, in Europa nel 2022  per via della guerra Russia-Ucraina. A seconda ovviamente dei ritmi del cambiamento climatico e della transizione green, si potrebbe limitare l’aumento dei costi dell’energia in futuro.

Un settore che potrebbe osservare un corposo aumento dei costi è quello assicurativo. Eventi meteorologici estremi pesano molto sui profitti delle compagnie assicurative. L’ex Governatore della Banca d’Inghilterra ha affermato che il cambiamento climatico è uno dei principali rischi da affrontare per questo settore.

Le difficoltà per i Mercati Emergenti

Secondo Schroders, i Paesi che potrebbero soffrire maggiormente a causa dei cambiamenti climatici sono quelli in via di sviluppo. Non solo questi hanno mediamente climi più caldi ma fanno anche molto affidamento a settori sensibili al clima come l’agricoltura e il turismo. Con l’aumento delle temperature, regioni come l’Africa dovranno far fronte ad un calo dei raccolti, diminuendo la produzione per l’economia domestica e le esportazioni. I paesi emergenti potrebbero non avere le risorse monetarie necessarie per finanziarie nuove tecnologie e soluzioni  capaci ridurre gli impatti del cambiamento climatico sull’agricoltura.

Per gli investitori che diversificano geograficamente, quindi allocando il capitale tra strumenti azionari e obbligazionari di varie zone del mondo o specifici Paesi, sorge allora un nuovo rischio da valutare. Il country risk (rischio Paese) sarà determinato non solo dalla stabilità finanziaria, economica e sociale del paese emergente ma anche dall’impatto dei cambiamenti climatici sulla sostenibilità della crescita economica di tali Paesi. Alcune ricerche di Standard and Poor’s indicano il cambiamento del clima uno dei megatrend più importanti da considerare quando si valuta il c.d. sovereign risk. S&P ritiene che i paesi con rating inferiori siano più esposti. Dalla mappa seguente, tramite un complesso di indicatori, S&P mostra quali sono i Paesi più vulnerabili al cambiamento climatico.

La regressione seguente indica invece la correlazione inversa tra la vulnerabilità ai cambiamenti climatici di un Paese e la sua ricchezza (in termini di PIL pro capite). Più un Paese è povero e più è esposto ai rischi dell’aumento delle temperature.

Il ruolo delle Banche Centrali

I cambiamenti climatici metteranno quindi a dura prova molti Paesi, o comunque in generale l’economia mondiale. Potremo assistere ad una contrazione della produttività e della crescita economica, e nel contempo ad un aumento repentino del tasso di inflazione. Fasi in cui il PIL si riduce e l’inflazione aumenta sono considerate dalla teoria economica come stagflazioni. Queste situazioni rappresentano un bel dilemma per le Banche Centrali.

In quanto l’economia si contrae, le banche centrali dovrebbero diminuire i tassi di interesse adottando politiche monetarie espansive per stimolare la domanda e far ripartire l’economia. Tuttavia, politiche del genere favoriscono un aumento dei prezzi, quindi provocano degli effetti inflattivi, peggiorando l’inflazione già in crescita per i motivi descritti in precedenza. D’altra parte, le Banche Centrali potrebbero aumentare i tassi di interesse per frenare l’inflazione, distruggendo però ulteriormente l’economia. Non è ben chiaro come le banche centrali potrebbero intervenire perché si tratta pur sempre di un’inflazione causata non dalla domanda, ma dall’offerta. Un aumento o una riduzione dei tassi potrebbero non risolvere pienamente i problemi intrinseci alla catena produttiva. Per questo motivo, anche i governi hanno un ruolo centrale nel gestire e finanziare al meglio le risorse per mitigare i rischi legati al cambiamento del clima, sfruttando appieno le nuove tecnologie come l’Intelligenza artificiale e i Big Data. Se nel breve potremmo dover allacciare le cinture, nel lungo termine, le giuste strategie e il progresso tecnologico, potrebbero condurre ad una reale transizione green, migliorando le catene produttive e gli impatti della volatilità degli eventi atmosferici. Tuttavia, ci saranno probabilmente dei vinti e dei vincitori, con i Paesi emergenti che sopporteranno ovviamente le sfide più importanti.

I rischi da considerare quando investi

Per un investitore è quindi fondamentale considerare nelle proprie scelte di investimento i rischi e gli scenari legati al cambiamento del clima. I settori più esposti alla volatilità e ad una maggiore frequenza di eventi atmosferici estremi potrebbero osservare una contrazione più ampia degli utili aziendali, e di conseguenza dei prezzi azionari delle società quotate.

Le società che producono cibo potrebbero perdere quella caratteristica “defensive” che le contraddistingue in periodi recessivi dell’economia, aumentando la volatilità dei loro prezzi in Borsa. Gli impatti dei cambiamenti climatici potrebbero però estendersi ad intere economie e non solo ad alcuni settori, attraverso un aumento dell’inflazione e ad una riduzione della produttività (stagflazione). Inoltre, i mercati emergenti, essendo geograficamente e in termini di risorse monetarie più vulnerabili potrebbero scontare maggiormente nei prezzi azionari rischi del genere. Quando investi, è importante allora valutare:

– Rischi associati al settore

– Rischi associati alla stagflazione

– Rischi associati al Paese (che in quelli emergenti sono più alti)

La soluzione rimane quella di diversificare in maniera intelligente il proprio portafoglio, tra settori, economie e Paesi, destinando anche una parte del portafoglio a quei settori che potrebbero beneficiare maggiormente da una transizione green nel lungo termine, come quello dell’energia rinnovabile,  idrico ma anche delle nuove tecnologie (come l’intelligenza artificiale).

Considerare il cambiamento climatico e i suoi impatti migliora la comprensione dei rischi e del rendimento del proprio portafoglio nel lungo termine. Numeri e statistiche non bastano, bisogna realmente comprendere cosa guiderà il mondo nei prossimi decenni!

Diversificazione e visione di lungo termine sono gli ingredienti essenziali per migliorare i propri investimenti in un mondo che cambia velocemente. 

Fonti:

  • Schroders
  • The New York Times
  • Standard and Poor’s

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